In un mondo del lavoro sempre più frenetico e produttivista, le esigenze fisiologiche dei dipendenti possono sembrare un dettaglio minore, ma non per la legge italiana che tutela il diritto alla pausa bagno.
Andare in bagno sul luogo di lavoro è un’azione quotidiana che tutti devono affrontare, ma spesso è fonte di preoccupazioni o imbarazzo.
In questo articolo, andremo a vedere alcuni consigli per gestire al meglio questa necessità naturale senza compromettere la vostra professionalità ed il vostro comfort.
Quante volte al giorno per andare al bagno?
La normativa sull’orario di lavoro stabilisce che ogni lavoratore ha diritto a una pausa di 10 minuti ogni sei ore di lavoro consecutivo. Questo intervallo può essere destinato a qualsiasi necessità personale, inclusa ovviamente la pausa bagno. Per coloro che operano ai videoterminali per più di 20 ore settimanali, è prevista una pausa specifica di 15 minuti ogni due ore. Importante sottolineare che questo tempo dedicato al riposo è pienamente retribuito.
Nonostante le pause siano previste dalla legge, nella pratica non è sempre il lavoratore a decidere quando usufruirne. Spesso è il datore di lavoro a stabilire i momenti delle pause in base alle necessità produttive dell’azienda. Anche se tutte le pause sono già state utilizzate, nessun dipendente può essere obbligato a sopprimere l’esigenza fisiologica urgente di recarsi in bagno.
Un episodio emblematico si è verificato quando il tribunale di Lanciano ha condannato un datore di lavoro per aver negato sistematicamente la possibilità ad un dipendente di recarsi in bagno durante l’orario lavorativo. Questo atto non solo viola i diritti del lavoratore, ma compromette anche la sua integrità psicofisica e morale. La sentenza ribadisce, quindi, l’importanza della tutela della dignità dei lavoratori anche nelle esigenze più basilari.
In alcuni contesti lavorativi può essere richiesto ai dipendenti di timbrare il cartellino prima e dopo la pausa bagno, soprattutto se esiste un accordo con i sindacati in tal senso. Ciò permette all’azienda di monitorare le pause e assicurarsi che rientrino nei limiti temporali stabiliti dalla legge senza incidere sulla retribuzione del lavoratore. Imporre la richiesta esplicita dell’autorizzazione prima della pausa, però, violerebbe gravemente la privacy del dipendente ed è pertanto vietata.
Mentre le normative italiane cercano equilibratamente di tutelare sia le necessità produttive delle aziende sia i diritti dei lavoratori alle loro esigenze personali e fisiologiche durante l’orario lavorativo, casi giudiziari come quello citato dimostrano quanto sia ancora critico garantire nel concreto tale equilibrio senza ledere la dignità umana.