Se il datore di lavoro non ha versato i contributi sono diverse le azioni da intraprendere: così li otterrai con la pensione.
Tutti i dipendenti sanno bene che i datori di lavoro hanno l’obbligo di pagare i contributi per due ragioni fondamentali: la tutela dei lavoratori e il finanziamento dei sistemi previdenziali. Questi vengono utilizzati per finanziare una serie di benefici e servizi a vantaggio dei lavoratori stessi. Tra questi troviamo l’assistenza sanitaria, l’indennità di malattia, gli assegni familiari e altre forme di sostegno sociale.
Inoltre i contributi versati dai lavoratori di lavoro costituiscono anche una parte significativa del finanziamento dei sistemi previdenziali nazionali. Questi sistemi dipendono proprio dai contributi dei datori di lavoro e dei dipendenti per finanziare le prestazioni pensionistiche e altri servizi previdenziali offerti ai cittadini. Il mancato pagamento dei contributi da parte dei datori di lavoro potrebbe compromettere la stabilità finanziaria di tali sistemi. Adesso però è possibile comprendere come recuperarli attraverso la pensione.
Se il datore di lavoro non ha pagato i contributi potrai recuperarli con la pensione: come fare
La recente ordinanza della Cassazione, la numero 11730/2024, ha riconosciuto il diritto di ogni lavoratore di agire legalmente nei confronti del proprio datore di lavoro per richiedere il recupero dei contributi previdenziali non pagati. Questo importante pronunciamento chiarisce che il lavoratore ha sempre il diritto di agire in giudizio per garantire l’integrità della propria posizione contributiva, senza necessariamente dimostrare una lesione effettiva dei suoi diritti pensionistici.
Nel caso specifico esaminato dalla Corte, un lavoratore dipendente e socio di una cooperativa aveva chiesto il riconoscimento delle differenze retributive e l’aggiornamento della sua posizione contributiva a seguito dell’attività lavorativa svolta oltre l’orario previsto dal contratto. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva respinto la richiesta del lavoratore sostenendo che non vi era alcuna lesione concreta della sua posizione previdenziale.
La Cassazione, al contrario, ha accolto il ricorso del lavoratore, stabilendo che ogni lavoratore ha il diritto di agire contro il datore di lavoro per ottenere l’accertamento e la regolarizzazione della propria posizione contributiva, anche in assenza di un danno concreto alla propria situazione pensionistica. Questo diritto è sostenuto dalla necessità di garantire mezzi adeguati ai lavoratori per affrontare infortuni, malattie, invalidità e vecchiaia, come sancito dall’articolo 38 della Costituzione.
La Cassazione ha identificato due strumenti di tutela per il lavoratore: da un lato, l’azione di condanna al risarcimento del danno, che prevede che il datore di lavoro sia responsabile per gli irregolari versamenti contributivi che causano un pregiudizio alle prestazioni previdenziali del dipendente; dall’altro lato, un’azione di mero accertamento dell’omissione contributiva, che consente al lavoratore di ottenere un riconoscimento formale della violazione.
Questa sentenza della Cassazione ribadisce un principio importante di diritto a favore dei lavoratori, fornendo loro strumenti legali per proteggere la loro posizione contributiva e garantire un’adeguata sicurezza previdenziale per il futuro.