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La pensione di reversibilità rappresenta un importante sostegno economico per i familiari dei lavoratori deceduti.
Essa rappresenta un elemento fondamentale nel sistema previdenziale italiano per garantire supporto finanziario ai familiari dei lavoratori defunti: è essenziale essere consapevoli delle circostanze che possono influenzarne l’erogazione sia in terminologia di revoca sia come riduzione dell’importo spettante.
Esistono, però, specifiche condizioni che possono portare alla sua revoca o riduzione. Questo articolo esplora le circostanze in cui ciò può accadere, fornendo una panoramica completa sul tema.
A chi spetta la pensione di reversibilità
Prima di analizzare i casi in cui la pensione di reversibilità può essere tolta, è essenziale comprendere chi ne ha diritto. La legge prevede che tale beneficio sia esteso a coniugi o partner uniti civilmente, coniugi separati o divorziati (a determinate condizioni), figli minorenni o studenti fino a 26 anni se ancora a carico, genitori inabili o anziani oltre i 65 anni e fratelli/sorelle non sposati e inabili se precedentemente a carico del defunto. Recentemente, anche i nipoti maggiorenni inabili al lavoro sono stati inclusi tra i beneficiari grazie a una sentenza della Corte di Cassazione.
La perdita della pensione di reversibilità può avvenire per vari motivi. Il più comune è il nuovo matrimonio del coniuge superstite. Altri casi includono il superamento dello stato di inabilità per cui era stata concessa la pensione ai figli orfani o altri parenti aventi diritto; l’ottenimento da parte dei genitori titolari di un nuovo trattamento pensionistico; e il matrimonio dei fratelli/sorelle non coniugati beneficiari. È importante notare che esistono situazioni in cui la sospensione della pensione può essere temporanea e ripristinata qualora ricorrano nuovamente le condizioni originarie.
Non tutte le variazioni della pensione comportano una revoca totale: alcune situazioni prevedono una riduzione dell’importo erogato. Questo accade principalmente quando il titolare percepisce redditi propri diversamente dal trattamento ai superstitivi oppure quando cambiano le condizioni degli aventi diritto (come l’età o lo stato d’inabilità). L’INPS applica delle soglie specifiche per determinare l’entità della decurtazione basandosi sui redditi complessivi del beneficiario.
Le soglie stabilite dall’INPS giocano un ruolo cruciale nella determinazione dell’importo effettivo della pensione erogata ai superstiti. Ad esempio, nel 2024 sono state definite fasce specifiche entro cui varia la percentuale del taglio applicato all’assegno mensile ricevuto dai beneficiari sulla base dei loro redditi annuali totalizzati. È rilevante sottolineare come tali decurtazioni non possano eccedere il valore complessivo dei redditi aggiuntivi percepite dal beneficiario nel caso questi cumuli più fonti d’entrata insieme alla reversibilità.