Economia

Sei a rischio povertà se guadagni meno di 1245 euro, ma solo ad una condizione

Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat, l’Italia si conferma uno dei Paesi europei con il più alto tasso di povertà lavorativa. 

Infatti, l’11,5% dei lavoratori, pari a circa 2,7 milioni di persone, è a rischio di cadere nella rete della povertà. Ancora più preoccupante è il dato relativo ai lavoratori dipendenti: l’8,2% di essi vive in condizioni di povertà assoluta.

2,7 milioni di persone potrebbero cadere in povertà – Giustiziabrescia.it

Queste cifre mettono in evidenza una realtà allarmante che necessita di interventi mirati e tempestivi per essere efficacemente affrontata.

La soglia del rischio povertà

La soglia del rischio di povertà viene calcolata come il 60% della media della distribuzione individuale del reddito netto equivalente. In termini pratici, ciò significa che un individuo che vive da solo e guadagna meno di €1.245 netti al mese si trova a rischio povertà. Questa soglia è stata determinata dall’Istat considerando il reddito mediano italiano per il biennio 2021-2022 pari a €26.979 netti per famiglia. La condizione economica viene valutata sulla base dell’intero nucleo familiare e non solo sul singolo individuo.

Nucleo familiare – Giustiziabrescia.it

Il concetto di nucleo familiare riveste un ruolo chiave nella determinazione del rischio di cadere nella rete della povertà. Se nel nucleo sono presenti più fonti di reddito che superano complessivamente la soglia dei €16.187 annui (equivalenti a €1.245 mensili su 13 mensilità), il rischio tecnico di impoverimento si riduce notevolmente o si annulla completamente. Ciò dimostra quanto sia importante valutare la situazione economica delle famiglie in maniera olistica e non limitarsi alla condizione finanziaria dei singoli componenti.

Oltre al reddito, esistono altri fattori determinanti nel calcolo del rischio povertà tra cui la bassa intensità lavorativa e la grave deprivazione materiale. La bassa intensità lavorativa fa riferimento alle famiglie nelle quali i mesi effettivamente lavorati durante l’anno sono significativamente inferiori ai mesi teoricamente disponibili per attività lavorative; questo parametro prende in considerazione soltanto i membri della famiglia tra i 18 e i 59 anni (esclusi gli studenti tra i 18 e i 24 anni). La grave deprivazione materiale riguarda invece le difficoltà nel far fronte a spese impreviste o nell’accudire adeguatamente le necessità primarie come cibo adeguato, riscaldamento dell’abitazione o una settimana all’anno lontano da casa per vacanza.

Questi dati riflettono una situazione preoccupante che richiede attenzione immediata da parte delle istituzioni competenti per implementare politiche capaci, non solo d’incentivare l’inserimento nel mondo del lavoro, ma anche d’aumentarne la qualità ed equità.

Federico Chiarenza

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