Agevolazioni e permessi 104: come sfruttarli al massimo senza sfociare in illegalità

La Legge 104/1992 rappresenta un pilastro fondamentale del sistema normativo italiano in materia di assistenza delle persone con disabilità.

L’abuso di questi permessi rappresenta una problematica molto sentita nel mondo del lavoro, che può culminare in un licenziamento per giusta causa e, nei casi più gravi, in una denuncia penale per truffa ai danni dell’INPS.

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Non bisogna abusare dei permessi 104 – Giustiziabrescia.it

Recenti sviluppi giurisprudenziali, però, hanno fornito indicazioni su come i lavoratori possano difendersi da accuse di questo tipo. Andiamo a vedere insieme.

Le indagini dei datori di lavoro e la legittimità

I datori di lavoro, al fine di contrastare eventuali condotte fraudolente da parte dei cosiddetti caregiver (ovvero coloro che assistono un familiare disabile usufruendo dei permessi previsti dalla legge), possono ricorrere a agenzie investigative private. Queste ultime hanno il compito di verificare se il lavoratore dedichi effettivamente le giornate di assenza dal lavoro all’assistenza del familiare disabile attraverso pedinamenti e appostamenti.

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I datori di lavoro possono ricorrere ad agenzie investigative private – Giustiziabrescia.it

Una sentenza particolarmente significativa è stata emessa dal Tribunale di Ancona (sent. n. 245 del 5.06.2024), la quale ha stabilito criteri importanti per valutare la legittimità dell’utilizzo dei permessi secondo la Legge 104/1992. Secondo i giudici marchigiani, infatti, non esiste alcuna disposizione normativa che obblighi il dipendente a prestare assistenza nelle stesse ore in cui sarebbe dovuto essere presente sul posto di lavoro.

Il lavoratore ha quindi la libertà di organizzare le proprie giornate in maniera flessibile, garantendo comunque che una parte preponderante della giornata sia dedicata all’assistenza del familiare invalido. Ciò significa che l’utilizzo dei permessi può essere compatibile anche con attività personali o momentaneamente distaccate dall’assistenza diretta, sempre nel rispetto delle esigenze complessive del disabile.

Per contestarle efficacemente, è necessario dimostrare che l’attività investigativa si sia limitata a monitorare il comportamento del dipendente solo durante l’orario lavorativo o comunque non abbia fornito un quadro completo della gestione dell’intera giornata da parte dello stesso. La relazione investigativa deve quindi accertarsi sulla condotta tenuta dal lavoratore nell’arco dell’intera giornata per avere valore probatorio.

La giurisprudenza più recente si è mostrata favorevole ai dipendenti accusati ingiustamente grazie alla pronuncia della Cassazione penale (cfr. sentenza 54712/16), ribadendo il principio secondo cui l’assistenza al disabile deve essere considerata continua anche nei giorni in cui si fruiscono dei permessi retribuiti dalla Legge 104/1992.

Sebbene l’abuso dei permessi possa comportare serie conseguenze legali e occupazionali per i lavoratori coinvolti, esistono vie legalmente riconosciute attraverso le quali è possibile difendersi all’accusa dimostrando un utilizzo corretto e responsabile delle assenze consentite dalla normativa a tutela delle persone con disabilità.

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