La Commissione Europea ha nuovamente sollevato preoccupazioni riguardo la gestione delle concessioni balneari in Italia, evidenziando come il Paese stia affrontando difficoltà nell’implementare un sistema di assegnazione che sia sia trasparente che competitivo.
Le concessioni balneari in Italia rappresentano un tema cruciale nel contesto del diritto demaniale e della gestione delle risorse costiere. Il demanio marittimo, che comprende spiagge e litorali, è di proprietà dello Stato italiano, e le concessioni balneari permettono ai privati di gestire queste aree per attività commerciali come stabilimenti balneari, ristoranti e strutture ricettive. La regolamentazione e la durata di queste concessioni, però, hanno sollevato numerose problematiche e controversie.
Questa situazione si trascina da tempo e sembra essere aggravata da recenti decisioni politiche che hanno ulteriormente ritardato il processo di riforma necessario per conformarsi agli standard europei.
Il Governo Meloni e la Proroga delle Concessioni
Il governo attuale, guidato da Giorgia Meloni, ha deciso di posticipare di un anno il termine previsto dalla precedente legislatura per indire le gare relative alle concessioni balneari. Questo rinvio, dal 31 dicembre 2024 al 31 dicembre 2025, rappresenta una deviazione significativa rispetto agli impegni presi in precedenza dall’Italia per allinearsi alle direttive europee in materia. Tale scelta ha suscitato non poche critiche sia a livello nazionale che internazionale.
Prima del suo arrivo al potere, Fratelli d’Italia aveva espresso una posizione nettamente contraria all’inclusione dei balneari nelle gare previste dalla direttiva Bolkestein dell’Unione Europea. Tuttavia, una volta al governo, oltre alla proroga menzionata non sono state intraprese azioni concrete per risolvere definitivamente la questione. Nel frattempo, alcuni comuni hanno iniziato a prepararsi autonomamente per l’assegnazione dei titoli in scadenza attraverso bandi pubblici.
La gestione delle concessioni balneari ha generato tensione all’interno della coalizione di centrodestra. Recentemente si è assistito a uno scontro aperto sul cosiddetto decreto coesione; la Lega aveva proposto un emendamento mirante a completare la mappatura del demanio marittimo e introdurre criteri economico-aziendali negli indennizzi ai concessionari uscenti. La proposta è stata vista con diffidenza dal Quirinale e alla fine ritirata su pressione del ministro Raffaele Fitto.
Nonostante le “ampie rassicurazioni” ricevute dal governo riguardo un’imminente trattazione della questione nel consiglio dei ministri, rimane forte lo scetticismo sulla volontà politica di affrontare seriamente il problema delle concessioni balnearie in Italia. La situazione attuale lascia aperti molti interrogativi sul futuro del settore e sulla capacità dell’Italia di adeguarsi alle richieste dell’Unione Europea in terminologia di trasparenza e concorrenzialità nei processi d’assegnazione.