Disabili e inclusività, ecco qual è il certificato che diventa essenziale per la loro esistenza: cambiano pure i dettami della legge.
Il panorama dell’inclusione è talmente vasto, che alle volte neanche si tengono conto di tutti i fattori che lo contraddistinguono, ma c’è un aspetto certo: integrare diventa più che regola. Ad oggi la Legge che disciplina la questione è la Legge n. 104 del 1992, ma subentrano delle modifiche non di poco conto che chiunque deve conoscere, anche chi non è caregiver o non usufruisce dei benefici in questione. Non serve un verbale, ma il seguente certificato, e le prestazioni e lo stile di vita son condizionati in un certo modo.
Cosa significa essere disabili? Al giorno d’oggi c’è una conoscenza maggiore in merito alle questione. Esser tali non significa soltanto avere un “deficit grave e manifesto”, è anche questo, ma entrano in gioco molteplici sfumature che contraddistinguono chi usufruisce dei benefici della Legge n.104/’92, che quasi alle volte sembra di non saper nulla in merito a ciò.
Ad esempio, non si parla più di “essere affetti da autismo”, perché non è una malattia. Ma si rientra in una condizione dello spettro autistico, poiché da questa ne derivano infinite caratteristiche. Seguono poi tantissime altre situazioni che contribuiscono a rendere il singolo unico, e come tale va rispettato.
Rispettare equivale a includere. Il punto è che rispetto ad un normodotato, bisogna prima cercare di comprendere chi e cosa si ha davanti, per poi disciplinare la questione in maniera opportuna. Le nuove modifiche parlano di un certificato, nessun verbale, ma ci sono anche altri aspetti che non vanno sottovalutati.
La data che funge da spartiacque al cambiamento è il 30 giugno 2024. Da questo momento in poi alcuni aspetti essenziali stanno per esser modificati e ci saranno delle conseguenze non di poco conto. Ecco qual è il certificato che serve per gestire al meglio la questione, non ci sono verbali, ma solo una maggior chiarezza sulla questione. Il concetto di disabilità viene accorpato a quello di inclusione piena e continua, ecco come e perché.
Già il 3 novembre 2023 il Consiglio dei Ministri aveva approvato due Decreti legislativi che avrebbero predisposto l’attuazione della Legge n. 227 del 2021 e di conseguenza posto in essere il riordino della materia. Basta generalizzare, ma specificare e intervenire in maniera opportuna in relazione al singolo. Il Decreto che entra in vigore dal 30 giugno 2024 implica una nuova concezione di disabilità, cioè quella legata alla piena inclusione e alla personalizzazione di un progetto di vita.
Equivale a riconoscere le caratteristiche di ognuno e non per questo escludere. Chi è soggetto alla Legge n. 104/’92 ha diritto a un’esistenza che non lo discrimina e che soprattutto lo autodetermina a porre in essere uno stile di vita soddisfacente. Quindi, entra in gioco la possibilità di essere autosufficienti con un lavoro che rispecchi appieno le proprie caratteristiche. Significa esercitare in piena libertà i propri diritti civili e sociali.
Dal 1° gennaio 2026 è l’INPS a determinare il certificato che attesta la condizione di disabilità, con un’analisi che valorizza e illustra tutti gli aspetti di chi vive la condizione. A ciò segue il procedimento di valutazione multidimensionale che diviene essenziale per determinare un progetto di vita del singolo.
Inutile richiedere il 100% a un individuo che può dare il 70% secondo l’accezione dei normodotati. In una società equilibrata si richiede il massimo con le giuste condizioni, cioè nel rispetto delle caratteristiche di ognuno. I disabili possono dare sé stessi ed essere felici solo con l’inclusività piena e continua.
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