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Stalking anche sui social, un sentenza che cambia come vedete tutto

Un fenomeno pericoloso che necessita di essere contenuto in ogni modo: Stalking sui social: una realtà sempre più diffusa.

L’avvento dei social network ha indubbiamente rivoluzionato il modo in cui comunichiamo, condividiamo e interagiamo con gli altri. Questi strumenti digitali, che dovrebbero essere fonte di connessione e scambio culturale, possono però trasformarsi in vere e proprie armi nelle mani sbagliate. Uno degli aspetti più preoccupanti legati all’uso distorto dei social media è lo stalking, un fenomeno purtroppo in crescita e che assume nuove forme nell’era digitale.

In crescita il fenomeno di stalking sui social/Giustiziabrescia.it

 

Una sentenza innovativa della Cassazione. Recentemente, una sentenza della Corte di Cassazione ha gettato luce su un aspetto particolarmente insidioso dello stalking sui social network. Secondo questa importante decisione giuridica, non è necessario che lo stalker contatti direttamente la vittima attraverso messaggi incessanti o la pedini fisicamente per configurare il reato di stalking. Infatti, comportamenti apparentemente meno invasivi ma ugualmente ossessivi e ripetitivi possono rientrare nella definizione di questo reato.

Comportamenti subdoli ma dannosi. La sentenza sottolinea come anche chi si dedica a cercare informazioni sulla vittima tramite amici o parenti o chi pubblica post sui propri profili social facendo riferimenti anche vaghi alla persona presa di mira può essere considerato uno stalker. Questa interpretazione allarga significativamente l’ambito di applicazione della legge sullo stalking, includendo una gamma più ampia di comportamenti nocivi che spesso passano sotto silenzio o vengono sottovalutati.

La costanza nella condotta: un elemento chiave

Un elemento cruciale evidenziato dalla Cassazione è la ripetitività dell’azione dello stalker. Non è tanto l’intensità immediata del gesto a configurare il reato quanto piuttosto la sua persistenza nel tempo. Il fatto che questi comportamenti si ripetano costantemente nel tempo riferendosi alla vittima, anche se non in modo diretto ed esplicito, rappresenta una forma di persecuzione psicologica che può avere effetti devastanti sulla vita della persona bersaglio.

Le implicazioni legali della sentenza. Questa interpretazione giurisprudenziale apre nuove vie per le vittime di stalking sui social network. Grazie a questa sentenza, infatti, non è più necessario dimostrare i presupposti tradizionalmente associati allo stalking come la ricezione diretta di messaggi minacciosi o attività di pedinamento fisico per poter sporgere querela. Ciò significa che le persone colpite da questo tipo specifico di molestia hanno ora strumenti legali più efficaci per difendersi e far valere i propri diritti.

Ecco cosa dice la legge/Giustiziabrescia.it

 

Un passo avanti nella tutela delle vittime. Riconoscere ufficialmente queste forme meno evidenti ma altrettanto dannose di stalking rappresenta un importante progresso nella tutela delle libertà individuali e nella lotta contro le violenze psicologiche perpetrata attraverso i canali digitali. È fondamentale comprendere che il rispetto della privacy altrui e dei limiti personali deve essere mantenuto anche nell’ambiente virtuale; ignorare tale principio può ora avere conseguenze legali concrete.

La prevenzione: un aspetto fondamentale. Di fronte a questa nuova realtà giuridica e sociale è essenziale promuovere una maggiore consapevolezza riguardante i rischi associati all’utilizzo improprio dei social media. Educare gli utenti sull’importanza del rispetto reciproco online e sulle conseguenze legali delle azioni considerate persecutorie può contribuire significativamente a ridurre gli episodi di stalking digitale.

Strumentalizzare i social a danno altrui: una scelta punibile. La decisione della Corte mette in guardia coloro che utilizzano i social network come strumento per infastidire o intimidire altre persone: tali comportamenti sono ora chiaramente identificabili come attività criminali punibili dalla legge. È quindi indispensabile riflettere sulle proprie azioni online e su come esse possano influire negativamente sulla vita altrui.

In sintesi, la recente sentenza della Cassazione segna un punto fermo nella battaglia contro lo stalking sui social network, estendendo la protezione legale alle sue forme meno palesate ma ugualmente lesive dell’integrità psicofisica delle persone coinvolte.

Alessandro Fabiani

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