Una domanda che anni fa non avremmo mai pensato di dover fare. Ma le cose cambiamo. È legale imporre un dress code?
Cos’è il dress code? Il concetto di “dress code” si riferisce a una serie di regole stabilite riguardo l’abbigliamento richiesto per accedere in determinati luoghi, come ad esempio i ristoranti. Queste norme possono variare notevolmente, da richieste formali come giacca e cravatta per gli uomini e abito lungo per le donne, fino a indicazioni più casual. La questione che sorge spontanea è se sia legittimo da parte dei titolari dei locali imporre tali restrizioni all’ingresso.
È legale selezionare la clientela all’ingresso? La legislazione vigente chiarisce che i titolari di pubblici esercizi non possono negare il servizio senza un motivo valido a chiunque ne faccia richiesta e sia disposto a pagare il prezzo stabilito. Questa normativa include bar, ristoranti e alberghi, che necessitano di una licenza specifica per operare. Di conseguenza, l’imposizione di un dress code come criterio discriminatorio per l’accesso al locale non trova fondamento in una “giustificata ragione”, rendendo tale pratica illegale.
Alla luce delle informazioni sopra menzionate, diventa evidente che utilizzare il dress code come filtro alla clientela rappresenta una violazione delle normative vigenti. Tale comportamento può portare a sanzioni severe quali la chiusura temporanea o definitiva del locale o la sospensione/revoca della licenza d’esercizio. Tuttavia, se il codice d’abbigliamento viene proposto come suggerimento e non imposto rigidamente, non si incorre in alcuna violazione.
Estendendo il discorso oltre il semplice dress code, qualsiasi forma di selezione arbitraria alla porta d’ingresso dei ristoranti risulta essere illegittima senza un valido motivo. Ad esempio, negare l’accesso a un individuo solo perché si presenta da solo contravviene ai principi legali sopra citati. È importante ricordarsi che le politiche discriminatorie basate su criteri infondati sono vietate dalla legge.
Un caso particolare riguarda le discoteche; queste ultime godono di maggiore flessibilità nella selezione degli ingressi grazie alla natura specifica della loro licenza (intrattenimenti danzanti). In questo contestato è permesso limitare l’accessibilità basandosi su criteri oggettivi quali età minima richiesta, tipo d’abbigliamento o modalità particolari d’ingresso (ad esempio con invito). Ciò significa che nei club notturni la pratica della selezione all’entrata trova una sua giustificazione nell’intento di garantire uno specifico ambiente o esperienza ai partecipanti.
In conclusione, mentre nei locali aperti al pubblico come bar e ristoranti imposizioni rigide relative al vestire sono considerate illegali senza giustificazioni valide; nelle discoteche prevale una maggiore libertà gestionale dovuta alle diverse finalità dell’intrattenimento offerto.
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